Oggi vorrei parlarvi di remote working, della mia esperienza personale e di quanto e perché amo definirlo “motore di sviluppo”.
Sviluppo aziendale, sviluppo personale, sviluppo che ti porta ad un livello diverso, nuovo, ogni giorno.
Il lavoro da remoto, ovvero la nuova modalità di lavoro in cui si svolge la propria attività professionale da casa o da un qualsiasi luogo al di fuori dell’ufficio tradizionale, è un tema sempre più attuale e discusso.
Personalmente, ho abbracciato questa modalità di lavoro fin dal 2013 e ne ho tratto molti vantaggi, sia per il mio lavoro che per le aziende ed il team che tutt oggi gestisco.
Ecco il motivo per cui vorrei condividere con voi la mia esperienza e le motivazioni per cui credo che il lavoro da remoto possa essere una soluzione efficace per molte attività professionali.
La mia esperienza personale
Ho iniziato a lavorare da remoto nel 2013. Anno in cui, mi sono trasferita in Slovenia, ed anno in cui anche la mia primaria attività, allora di consulente marketing, si è trasferita con me.
Da allora, e in quel specifico ruolo professionale, ho lavorato con diverse aziende e clienti, gestendo progetti di comunicazione progressivamente, sempre più da remoto. Progressivamente, perché nel 2013, il lavoro così strutturato era ancora un tabù: anche in un settore come quello del marketing digitale, soprattutto perché il mio target di riferimento è sempre stato il mercato delle piccole e medie aziende.
Inizialmente, le videocall non erano contemplate dal punto di vista professionale, e quando il telefono non bastava, ero in “trasferta”. L’esigenza di appuntamenti dal vivo era ancora parecchio alta.
L’inizio, le reazioni, un aneddoto divertente
Per chi non ha vissuto come me in prima persona questo cambiamento, pensare a delle difficoltà in tal senso, può sembrare strano. A distanza di 10 anni tutto è cambiato, perché tutti noi siamo abituati alla digitalizzazione, alle videocall, oltre che a concepire il lavoro da remoto come parte integrante della vita professionale.
Eppure, i miei primi anni di lavoro da remoto, sono stati per me complicati. Non per la connessione, che in Slovenia è sempre stata enormemente più performante rispetto a quella italiana, piuttosto come “spiegazione” del mio cambiamento.
Per i clienti nessun problema, mi conoscevano, il luogo da cui seguivo loro come consulente non era affatto un problema. La cosa si complicava con i possibili nuovi clienti!
Spiegare che non ero fisicamente vicina, e addirittura in un’altra nazione, era spesso percepito come cosa oscura..
Se per un 10% mi trovavo davanti reazioni di ammirazione e curiosità, per il restante 90% le reazioni erano le più disparate, tra cui:
- una perplessa sospettosità per la scelta: come se fosse un reato espatriare
- la considerazione che volessi stare sempre in vacanza (infatti avevo scelto un posto di mare per la nuova residenza!)
- la volontà di evasione fiscale (oddio da dove fatturi? Che paese è??)
Ricordo l’aneddoto più divertente, che ancora oggi quando mi riappare nella mente, mi fa sorridere: era il 2014. Un commercialista, con cui ero in contatto in quanto seguiva un’altra azienda di cui curavo lo sviluppo, mi chiese un progetto di sviluppo comunicativo per il suo studio. Appena vide la ragione sociale e partita iva slovena nel progetto.. letteralmente si scandalizzò! Chiuse ogni possibilità come se la mia scelta di vita fosse un alto tradimento o peggio.. evasione fiscale! (Potete immaginare che fine ha fatto anche per la seconda azienda vero?? 😂)
Oggi tutto è diverso, lavorare da remoto è diventata una normalità. E non importa più dove sei, ma i risultati che porti. Non importa se sei a Barcellona oppure a New York, tutto sta nell’avere il tuo spazio produttivo (che per inciso.. lavoro da remoto non significa lavoro dalla spiaggia o dal bordo piscina come molte immagini che girano sul web). Uno spazio focalizzato e settato per quella che è la tua mansione. Da dipendente, da freelance, consulente o imprenditore. Meraviglioso.
L’evoluzione professionale: da professionista a imprenditrice
La mia storia professionale, come è giusto che sia, è in continua evoluzione, e questo aspetto è davvero elettrizzante. Mentre la parte di lavoro da remoto rimane un caposaldo, negli anni la mia anima di consulente, è stata affiancata da quella di imprenditrice.
La cosa, ancora una volta atipica e sfidante, è stata fare uno step in più: mantenere ferma quella parte di libertà di spazio e luogo conquistata negli anni, e aprirla al mondo aziendale, aprirla al mio team.
Oggi, il mio team non è tutto remotizzato, e alcune persone difficilmente potranno esserlo per mansione ricoperta, tuttavia, per la maggior parte la possibilità è concreta.
Per chi ricopre un’attività d’ufficio in cui basta una connessione, un pc portatile, e la giusta tecnologia aziendale a supporto, la questione non si pone. D’altro canto, se io per prima riesco ad essere perfettamente produttiva da remoto, perché pensare che il mio team non lo possa essere? La fiducia è alla base.
I vantaggi del lavoro da remoto
Dal punto di vista personale, uno delle principali caratteristiche positive che ho trovato nel lavoro da remoto è stata la flessibilità. Flessibilità riferita al luogo da cui lavorare, in base alle necessità di progetto, al momento del mese, alle esigenze aziendali.
Luogo che non necessariamente è sempre lo stesso, ma che presuppone il suo adattamento all’obiettivo.
Concentrazione, produttività, energia, creatività, condivisione. Ogni luogo può offrire differenti opportunità. Se lo si sa selezionare in base ai progetti e alle attività da svolgere può diventare una vera e propria forza.
La flessibilità offre dal mio punto di vista, una miriade di vantaggi, tra cui:
- Nuove idee e spunti interessanti: l’opportunità di connettersi con altre persone, sia che svolgano la stessa attività professionale, piuttosto che una completamente differente, significa condividere idee ed esperienze. Ad esempio, partecipando a gruppi di lavoro o selezionando specifici spazi di coworking in cui svolgere la propria attività quotidiana, ci si può connettere con persone meravigliose, imparando e traendo ispirazione per nuovi progetti;
- Maggiore produttività: lavorare da remoto può aumentare esponenzialmente la produttività, organizzando il proprio lavoro in modo più efficiente e concentrandosi sulle attività più importanti, a volte senza distrazioni;
- Maggiore soddisfazione lavorativa: lavorare da remoto consente di trovare un equilibrio migliore tra vita professionale e vita privata, riducendo il tempo perso negli spostamenti ad esempio, piuttosto che permettendo di gestire il proprio lavoro in modo più autonomo. Questo può portare a una maggiore soddisfazione lavorativa e a un miglioramento del benessere psicologico;
- Apertura a nuove possibilità: scegliere una modalità di lavoro da remoto, ancora di più se full-remote, offre opportunità che altrimenti sarebbero irraggiungibili. E anche qui, parlo sia dal punto di vista imprenditoriale che dal punto di vista dei collaboratori. Abbattere la barriera dei confini, permette da ambo le parti di trovare il perfetto talento per la propria azienda, e la perfetta realtà aziendale per la propria crescita professionale.
In conclusione
Il remote working non è una modalità di lavoro futura, ma attuale e concreta.
Oggi, mentre sto concludendo questo articolo, ripenso alle due settimane appena trascorse: due settimane di smart working super produttivo da un super stimolante coworking a Dubai, in cui ho:
- conosciuto persone e professionisti grandiosi
- scoperto nuovi tool utili al mio lavoro
- condiviso progetti e raccolto nuovi spunti interessanti
- avuto idee di sviluppo tecnologico innovative da applicare alle mie aziende
- creato valore aggiunto per i progetti in corso