Nel percorso professionale di chi ambisce a crescere, ci sono tappe imprescindibili: corsi, master, coaching. Tutti strumenti preziosi per sviluppare competenze, allargare la visione, migliorarsi. Ma c’è un’esperienza che, pur non essendo certificata con un diploma, ha un impatto trasformativo profondo: la maternità (o paternità).
Il libro MAAM – La maternità è un master di Riccarda Zezza e Andrea Vitullo propone una visione potente: e se davvero l’esperienza genitoriale fosse una vera e propria palestra manageriale? Un contesto reale, intenso, ricco di sfide, che allena competenze fondamentali per la crescita personale e al tempo stesso professionale.
In un mondo del lavoro in costante trasformazione, riconsiderare la maternità alla luce del suo potenziale diventa utile, e al tempo stesso necessario. Anche nella mia esperienza imprenditoriale ho visto, prima nei miei team ed ora lo sto vivendo su me stessa, quanto questa trasformazione possa incidere in profondità. E come in moltissimi ambiti, riconoscere un valore già presente, è il primo passo per farlo emergere e germogliare.
Il mindset imprenditoriale e manageriale: definizione e caratteristiche
Cosa intendiamo per mindset manageriale o imprenditoriale?
Parliamo di un insieme di atteggiamenti e competenze che permettono di affrontare l’incertezza con visione, di essere proattivi, di guidare anziché subire il cambiamento. Ovviamente questo aspetto non riguarda solo chi fonda o dirige un’azienda, ma chiunque agisca con responsabilità, autonomia e orientamento al risultato all’interno delle organizzazioni aziendali.
Tra le caratteristiche principali riscontro sempre:
- gestione dell’incertezza
- orientamento agli obiettivi
- adattabilità
- spirito critico e visione strategica
- capacità decisionale (e velocità d’azione)
- leadership consapevole
In contesti aziendali dinamici e sempre più interconnessi, queste competenze all’interno dei team, ho visto che sono davvero decisive. Eppure spesso ci si dimentica che possono essere allenate benissimo anche al di fuori delle aule e dei percorsi formativi tradizionali. La realtà quotidiana, se vissuta con consapevolezza, può diventare un potente acceleratore di crescita, una palestra che non è scollegata del tutto dalla vita professionale, in quanto quest’ultima necessariamente è espressione di noi stessi.
Espressione di quello che siamo al di fuori del lavoro stesso. Sono sempre stata infatti dell’idea che non si possa scindere ciò che siamo sul lavoro da ciò che siamo fuori dal lavoro: i nostri valori, le nostre esperienze, il nostro modo di vivere, crea un parallelismo con la nostra carriera professionale.
La maternità come leva di trasformazione del mindset
Chi attraversa la maternità vive un’accelerazione emotiva, cognitiva, organizzativa. Un cambiamento strutturale che allena ed eleva competenze fondamentali anche per la vita professionale.
Ora che lo sto vivendo in prima persona, posso solo confermare quello che tempo fa avevo come convinzione. Spesso queste abilità emergono senza che chi le sviluppa se ne renda immediatamente conto, ma appena ti fermi a riflettere, ti rendi conto che quella decisione la prendi in meno di metà del tempo, che quell’obiettività e focus, ti viene così naturale quasi da “spaventarti”.
Tra tutte le competenze, queste ritengo siano le più sollecitate:
- gestione del tempo e delle priorità: imparare a decidere cosa conta davvero e quando;
- resilienza: fronteggiare le difficoltà, senza cedere;
- capacità decisionale sotto pressione: scegliere con lucidità anche in situazioni caotiche;
- concentrazione selettiva: focalizzarsi nonostante distrazioni e interferenze;
- comunicazione efficace: spesso anche attraverso canali non verbali;
- empatia decisionale: considerare il contesto e le persone nelle proprie scelte;
- flessibilità mentale: adattarsi in tempo reale e trovare soluzioni nuove e veloci.
Essere genitore e guidare sono esperienze molto differenti, ma con tratti sorprendenti in comune. In entrambi i casi si tiene insieme la complessità, si accompagna la crescita, si decide per altri assumendosene la responsabilità.
A volte basta osservare una madre che riesce a gestire la routine familiare, organizzare emergenze, affrontare ostacoli imprevisti, e tutto questo con lucidità, energia e focus. Quasi con estrema semplicità.
E la cosa più bella è che quella stessa persona, se supportata e valorizzata in azienda, è in grado di trasferire tutte queste capacità in ambito professionale, generando impatti positivi reali sulla propria operatività, sul resto del team e sui progetti seguiti. Sono valori che ho iniziato a vedere molti anni fa, e che immancabilmente si ripresentano, quando all’interno dei miei team ci sono mamme o padri consapevoli e moderni.
L’impatto sulla crescita personale e professionale dell’azienda
La genitorialità infatti, non è una parentesi. È un passaggio evolutivo, che porta con sé un nuovo livello di consapevolezza. In molte donne rappresenta una svolta anche dal punto di vista del senso che attribuiscono al lavoro: ridefiniscono i confini tra urgente e importante, e questo migliora notevolmente il modo di lavorare.
Il sapere esperienziale, quello vissuto sulla pelle, ha una forza trasformativa spesso più potente di qualsiasi teoria. Chi affronta questo passaggio della vita e ne riconosce le competenze acquisite, sviluppa una nuova chiarezza nel definire obiettivi, nel prendere decisioni, nel gestire relazioni, e soprattutto nel riconoscere le priorità. Questo si riflette anche nella leadership: meno basata sul controllo, più orientata alla fiducia e alla valorizzazione del potenziale.
“Questo non vale solo per i ruoli manageriali. Anche chi opera all’interno di team, in ruoli esecutivi o di supporto, può trasformare radicalmente il proprio approccio al lavoro. Un team composto da persone più centrate, empatiche e orientate al risultato lavora meglio, con meno conflitti e più efficacia.”
Una persona che ritorna dalla maternità con questo tipo di mindset è una vera risorsa. Più forte, più centrata, più capace di orientarsi nei momenti critici. Più volenterosa di rimettersi in gioco e dimostrare le proprie competenze.
Riconoscere dal mio punto di vista questo valore, come già avvienenelle mie aziende, permette di attivare processi virtuosi di crescita condivisa. Non parliamo di concessioni o agevolazioni, ma di strategie vincenti per far evolvere davvero la cultura organizzativa.
Il cambio di prospettiva necessario (da imprenditori)
Per troppo tempo la maternità è stata vissuta come un’interruzione, un “buco” nel percorso professionale. È arrivato il momento di superare questo paradigma. Nessuno inserirebbe tra le esperienze “da giustificare” un MBA o un’esperienza all’estero. Perché farlo con il periodo convenzionale della maternità?
Chi guida un’azienda come me, ritengo abbia la responsabilità di leggere il potenziale oltre l’apparenza di ogni cv. E la maternità, se accolta e valorizzata, può diventare uno straordinario laboratorio di competenze soft e trasversali, che guarda caso oggi sono le più richieste nel mondo del lavoro.
Serve un cambio di sguardo, che parta dalla cultura aziendale. Un imprenditore che vede valore nella trasformazione delle persone e nella loro crescita, costruisce un’organizzazione più resiliente, più umana e più efficace. Nelle mie realtà, già da tempo abbiamo smesso di trattare la maternità come una pausa, e la viviamo come un percorso di sviluppo.
Oltretutto, l’assunzione di mamme che hanno da poco concluso il periodo della maternità non è visto che come un valore, una possibilità che l’azienda da di far rimettere in gioco le persone volenterose e che dall’altra parte viene sempre vista in modo estremamente positivo.
Una prospettiva per il futuro
Ho sempre ritenuto che il pensiero laterale e fuori dagli schemi sia la base per gestire imprese di successo.
Le aziende che crescono sono quelle che sanno leggere il potenziale dove altri vedono limiti. La maternità può essere una chiave di lettura potente per ridefinire il percorso delle donne, oltre che i modelli di leadership, collaborazione e innovazione.
Viverla come una leva integrata nel contesto aziendale apre nuove possibilità di crescita per tutti: quindi perché non iniziamo a valorizzarla davvero anche in azienda?