Ti sembra impossibile, eppure il motivo c’è: il mio obiettivo con questo articolo è aiutarti a capirlo.
Tutto inizia durante una lunga fila davanti ad un locale, scelto su Google Maps per una cena in compagnia. Spunti di riflessione, lunghi oltre 30 minuti che mi fanno appuntare le basi per questo nuovo articolo!
Dalla scelta alla prenotazione
In una città nuova, il primo tentativo per la prenotazione di una cena in compagnia è per me sempre uno: cercare un locale che comodamente mi faccia accedere al suo “prenota ora”; se ciò non avviene mi affido ad una telefonata.
Questa volta tuttavia, nessuna possibilità di prenotazione online e chiamando direttamente il locale ci viene comunicato che non accettano prenotazioni, mentre il “walk-in” è ben consigliato e ci indica l’orario migliore per attendere il meno possibile.
Un tentennamento arriva, ma d’altra parte le recensioni dei clienti e le foto dei piatti tipici proposti sono talmente invitanti che già ci sembra di gustare il loro sapore.
Per questo motivo la scelta è unanime: walk-in sia!
Attesa e riflessioni
Arrivati in prossimità del ristorante a colpo d’occhio nessun dubbio: il nostro è quello con la lunga fila di persone in attesa, articolata lungo una delle scalinate tipiche della città di Lisbona.
Per raggiungere la coda passiamo davanti ad un altro piccolo ristorante tipico, con un simpatico ragazzo alla porta che attira la mia attenzione: anche i nostri piatti sono molto buoni, mi dice, ed il vino portoghese che proponiamo è davvero ottimo!
Do una sbirciata all’interno, pochi tavoli ma molto curati, l’impressione è di trovarmi davanti ad una vera chicca, accogliente con tavoli ben preparati, anche se completamente vuoto.
Devo rifiutare, anche se con una sorta di dispiacere nel vedere la sua espressione rassegnata.
Poi, sulla porta scorgo una di quelle etichette tipiche a dimostrare i premi ricevuti: Wine Tasting 2021.. (?)
Incuriosita, apro Google, clicco su recensioni: 4,7. Altissimo punteggio per un ristorante con oltre 350 giudizi espressi.
Nell’attesa che il mio tavolo si liberi, inizio a riflettere confrontando i due locali (con la classica deformazione professionale che anche nei momenti più disparati mi invita a volare di fantasia). Il tutto per trovare dove fosse il passo falso commesso bonariamente da questo ristoratore. Risultato: in soli 15 minuti, ne trovo più di uno.
Perché un locale è pieno mentre l’altro è completamente vuoto?
I tre scivoloni più grossi che noto in meno di 15 minuti
Primo tra tutti, il naming.
Il nome di un locale, come di un prodotto o di un’attività è troppo importante! (link altro articolo)
Leggendo questa insegna sicuramente il primo pensiero non va ad un ristorante, ma a un locale dove consumare un aperitivo o un ottimo bicchiere di vino in compagnia, con qualche stuzzichino di accompagnamento. A voi non sembra?
Secondo: Google Map generica e non performante.
In un settore come la ristorazione è davvero un peccato.
C’è molta possibilità di personalizzazione e di inserimento utili informazioni per i potenziali clienti.
Una categoria generica non aiuta e purtroppo il contrasto con il nome del locale lo vedo come un deterrente. Inoltre, le stesse recensioni menzionano pochi prodotti e pochissime “cene”.
Terzo: menù non esposto
Avere la curiosità di leggere un menu e trovarlo solo nelle mani di una persona che aspetta sulla porta per invogliarli ad entrare non è per tutti. A molte persone, me compresa, la situazione può creare l’effetto contrario, o mettere addirittura in soggezione.
Ma non è solo questione personale, l’esposizione “libera” batte le barriere! Trasparenza di un menu, dei prezzi proposti, piuttosto che della varietà di cibi o tipologia della cucina può senz’altro avere un effetto positivo, e perché no, generando anche curiosità tra i passanti in una calda sera di primavera.